Scuola: sempre la solita musica, tagli e ancora tagli


La scure sulla scuola si sta abbattendo, inesorabilmente, per il terzo anno consecutivo, riducendo ulteriormente insegnanti, collaboratori scolastici (bidelli), personale amministrativo.

Le tabelle ministeriali per il prossimo anno prevedono, per il Veneto, i seguenti tagli di insegnanti:
– 748 nella scuola primaria (elementari)
– 143 nella scuola secondaria di 1° grado (media)
– 541 nella secondaria di 2° grado (superiori)
Per un totale di – 1.398 docenti che si aggiungono ai 3.779 degli ultimi due anni, per un totale complessivo di -5.177.

Come si traducono questi tagli nella nostra regione?

1) Meno tempo scuola. Nella primaria si va verso due sole tipologie d’orario: 27 ore settimanali o il tempo pieno. Quest’ultimo, però, non può essere aumentato cioè il numero totale di classi a tempo pieno resta invariato.
Il tempo scuola aggiuntivo, dalla scuola primaria alla secondaria di secondo grado, serviva al così detto “arricchimento dell’offerta formativa” (progetti, didattica più attiva, laboratori) e al sostegno all’apprendimento degli alunni in difficoltà.

2) Aumentano gli alunni per classe oltre al tollerabile, con classi sempre più numerose.

3) Spariscono nella primaria gli insegnati specialisti di lingua inglese. L’insegnamento verrà affidato agli insegnanti di classe che, con un corsetto di poche ore, avranno una competenza minima rispetto agli standard internazionali.

In breve, avremo un’ ulteriore perdita della qualità della scuola e il trasferimento alle famiglie del problema di collocare i figli quando si lavora.

“L’ efficacia e la qualità della didattica è l’ultima preoccupazione di chi governa” come ha recentemente affermato Francesco Scrima, Segretario generale della CISL Scuola nazionale. Non è preoccupazione dell’attuale esecutivo il futuro del Paese, futuro che passa prima di tutto dalla formazione delle nuove generazioni.

In un momento di crisi economica così devastante come l’attuale, sarebbe necessario avere uno sguardo che veda lontano, come fanno i governi del resto d’Europa che, nonostante tutto, continuano ad investire nella scuola. Con questa politica di tagli pesanti ed indiscriminati, il governo italiano si dimostra miope, minando irrimediabilmente le basi del nostro futuro, anche quelle della nostra regione, sempre più in difficoltà.


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