Precari in sala d'attesa, la ricerca


Lavoro precario e flessibilità smisurata mettono a rischio i rapporti sociali: questi alcuni degli esisti di una ricerca di Felsa Cisl Verona, disponibile in forma estesa in calce all’articolo. In questo particolare momento storico, contrassegnato dal dibattito su flessibilità e precarietà dell’impiego, studiare il tema del lavoro significa rispondere all’urgenza di indagare un aspetto della vita che rimane centrale per gli individui, non solo perché rappresenta un modo di acquisire risorse economiche, ma anche, e soprattutto, perché è un’importante veicolo di socializzazione. Il lavoro, infatti, è stato, e ancora continua ad essere, il contesto privilegiato per il funzionamento corretto dei processi di integrazione e partecipazione alla vita della società.

Tuttavia, con la sua progressiva flessibilizzazione, il lavoro va perdendo il suo ruolo di ponte tra l’individuo e la società contribuendo così al processo di frammentazione dei rapporti sociali. In tal senso, i “nuovi lavoratori”, oggetto di questa ricerca, sono quotidianamente obbligati ad una faticosa e continua riorganizzazione delle proprie biografie. Il lavoro per queste persone ha perduto le categorie fondamentali di spazio e tempo: è scomparso il “posto di lavoro” che lascia spazio al “contesto di lavoro”, ma ancora sono scomparsi concetti temporali quali la “carriera lavorativa” che lascia posto al “percorso lavorativo”, non si parla di “rapporti di lavoro” ma di “relazioni di lavoro”. Tali differenze che possono apparire solamente linguistiche, sono sintomatiche di una profonda trasformazione sociale non ancora trasposta nell’immaginario collettivo ed assente dalla rappresentazione sociale del lavoro.

Il lavoro, inteso come istituto di regolazione dei rapporti produttivi tra classi e come spazio di articolazione del legame sociale, non è più formalmente il risultato della mediazione collettiva che attraverso il diritto avveniva tra le diverse (e conflittuali) forze sociali in gioco (Chicchi 2009). Anzi, nell’economia contemporanea la mediazione collettiva sembra venir sempre più rimossa in favore di una modalità di gestione del potere negoziale che tende ad individuare i suoi attori, non più per riferimento a classi professionali omogenee, ma a singoli soggetti che hanno ciascuno l’obiettivo di massimizzare il loro tornaconto personale. In un contesto altamente informale e deregolamentato, il rischio della “soggettivazione” e “personalizzazione”estrema del lavoro, sempre più “contesto” e sempre meno “luogo”, è quello che la flessibilità e la adattabilità si traducano in un progressivo indebolimento dei legami collettivi. Si assiste cioè all’affermarsi di una offerta di lavoro “atomistica” che cerca di autorappresentare i suoi interessi “agendo” individualmente, rischiando di minare alla base le forme consuete di solidarietà sociale.

[ allegato: Ricerca “Precarsi in sala d’attesa” – Felsa Cisl ]


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