Il sistema Verona chiama, ma dalla politica poche risposte


Il sistema Verona si sta sgretolando sotto i nostri occhi. La Verona delle manifatture industriale, la Verona delle banche, la Verona del benessere diffuso sta scomparendo, lasciando sul terreno aziende chiuse, disoccupati, giovani senza speranza e assenza di un futuro per migliaia di persone. Il tutto nel silenzio più assordante di una classe politica che altro non sa fare se non manifestare la propria solidarietà ad imprese e lavoratori.

La Verona politica non ha più alcun peso su scelte di imprese o su decisioni nazionali o regionali. Così accade che le crisi che investono le grandi imprese storiche del nostro territorio vengano gestite esclusivamente sulla base degli interessi dei singoli imprenditori, alle volte disinteressati alle ricadute che potrebbero avere sull’economia scaligera.

Quello che manca è un indirizzo di sviluppo, un’azione orientata alla ripresa che consti di proposte e atti concreti per incentivare le imprese a mantenere le produzioni a Verona.

Per esempio: se uno dei problemi delle imprese è l’elevato costo dell’energia perché il comune di Verona non pensa ad utilizzare i diciotto milioni di utili di Agsm per aiutare le imprese in difficoltà?

Il tanto esportato sistema Verona si può forse accontentare solo di Verona in Love, di Cioccolandia e di due squadre in serie A o dovrebbe forse dimostrare anche capacità progettuale di sviluppo economico, produttivo, innovativo, competitivo, di rete e di filiera? Si ha l’impressione di assistere ad una recita, dove gli attori sono più impegnati all’autoreferenzialità che al pubblico che assiste dopo aver pagato il biglietto.

La politica deve essere progetto, azione, condivisione e risultati. La politica di avanspettacolo e di Gossip ha respiro corto, si ferma subito. È come se un ciclista fosse più attento alla tutina colorata, al caschetto e alla bici costosa senza prendere però parte agli allenamenti. Sarà anche bello da vedere ma diventerebbe ridicolo e la politica inutile.

Ai dipendenti delle Ofv, della Mondadori o di altre imprese in crisi fanno sicuramente piacere gli atteggiamenti di solidarietà dei politici, fa anche piacere la sospensione delle bollette in scadenza, ma farebbe molto più piacere vedere che grazie al peso della classe politica veronese il loro posto di lavoro viene salvato e le bollette se le possono pagare come hanno sempre fatto.

Nessuno si senta deresponsabilizzato nell’affermare che la crisi arriva da lontano. È vero si che è partita da lontano, ma noi tutti siamo stati eletti da vicino ed è ai nostri elettori che dobbiamo dare una risposta che non può essere evasiva e inconcludente.


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