Stop ai Contratti a progetto: dal 2016 sono abrogati


Dal primo di gennaio le aziende non potranno più stipulare contratti a progetto per i propri dipendenti.

Una novità normativa introdotta dal Jobs Act, che avrà inevitabilmente ripercussioni su quelli che sono a tutti gli effetti «lavoratori precari». Adecco, società specializzata nella gestione delle risorse umane, stima che in tutto il Veneto i contratti a progetto (co.co.pro) attivi siano 25mila e oltre 650mila in Italia. Secondo i sindacati, a Verona potrebbero essere indicativamente 3.900.

A partire dal 2016 i co.co.pro, come sostiene Adecco, verranno considerati come lavoro subordinato nel caso in cui la prestazione lavorativa fosse personale, continuativa e organizzata dal committente per quel che riguarda orari e luoghi di lavoro. «Il tempo per convertire la posizione contrattuale di questi professionisti non è molto», commenta Andrea Malacrida, amministratore delegato di Adecco Italia, «e per questo motivo abbiamo avviato già da tempo una campagna rivolta ad aziende e professionisti con l’obiettivo di dare un’informazione capillare, esaustiva e gratuita delle nuove norme introdotte dal decreto», continua Malacrida.«Adecco condivide quotidianamente con le aziende le migliori alternative al contratto a progetto per i propri lavoratori e le accompagna nei processi di conversione».

I datori di lavoro che assumeranno i lavoratori con cui hanno avuto un precedente rapporto di collaborazione, anche a progetto, o i titolari di partita Iva con cui hanno intrattenuto un rapporto di lavoro autonomo, potranno vedere estinti eventuali illeciti amministrativi, contributivi e fiscali legati all’erronea qualificazione del rapporto di lavoro antecedenti. Sugli effetti di questa rivoluzione normativa, i pareri dei sindacati sono però discordanti. «Innanzitutto va precisato che i contratti a progetto attivi resteranno in vigore fino alla loro naturale scadenza, ma dal primo di gennaio non potranno più esserne attivati», spiega Emiliano Galati, segretario della Felsa Cisl. «L’abrogazione di questa tipologia contrattuale è sicuramente positiva, perché spesso si trattava di rapporti di lavoro dipendente mascherati: l’eventuale stabilizzazione nel contratto a tutele crescenti previsto dal Jobs Act garantirà quindi a questi (ex) lavoratori precari Tfr, il nuovo sussidio di disoccupazione Naspi, ferie, permessi e malattia».

Da L’Arena del 20.12.2015

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