Non è un paese per giovani


Non è un Paese per giovani. Questa purtroppo è la convinzione di molti. Se un ragazzo ha voglia di crescere e di investire in se stesso, anche nel nostro territorio fa fatica.

Se avrete la pazienza di fare una ricerca su internet per capire se il movimento degli “Indignados” che sta pervadendo il Pianeta trovi accoliti anche da noi, farete una scoperta curiosa: esiste un sito di “Indignati”.

Purtroppo la loro indignazione è relativa al meccanismo di selezione degli “Amici di Maria De Filippi”. A livello regionale il dato della disoccupazione giovanile è sopra il 17% e il Veneto ha perso oltre 40mila occupati under 29 anni rispetto all’anno scorso.

Il centro di ricerche Datagiovani, sulla base dei dati Istat, ha elaborato (anche per la nostra regione) una serie di parametri quali il rischio di perdita del lavoro, la disoccupazione di lungo periodo, la capacità di stabilizzazione contrattuale e la creazione di nuovi posti di lavoro.

Il Veneto è una delle regioni italiane in cui il mercato del lavoro dei giovani nel 2010 rispetto all’anno precedente si è deteriorato in maniera più forte: il tasso di disoccupazione dei giovani dai 15 ai 24 anni è aumentato del 4,7%, del 2,3% se si allarga l’obiettivo agli under 34, valori quasi doppi rispetto a quanto registrato in media nel Paese. Nel 2010 i giovani veneti disoccupati sono circa 67.500, oltre 13 mila in più nel confronto col 2009: quasi 1 disoccupato su 4 del 2010 ha perso un lavoro che aveva nel 2009, e circa un giovane su tre è disoccupato da più di un anno.

La crescita della disoccupazione, dunque, non è alimentata solo da giovani che entrano nel mercato del lavoro a conclusione del proprio percorso formativo, ma anche dalla diminuzione dell’occupazione: i giovani occupati si sono ridotti di un anno di quasi 39 mila unità. Solo i giovani lavoratori autonomi hanno registrato un incremento (ben 5.400 in più), senza però dimenticare che tra le pieghe delle nuove partite IVA si nascondono spesso forme di lavoro subordinato a tutti gli effetti. Nel 2010 sono oltre 150 mila i giovani veneti precari, vale a dire un lavoratore su quattro, una incidenza in crescita di un punto percentuale rispetto al 2009 ma comunque al di sotto dei livelli medi osservati nel resto del Paese (oltre 3 giovani su 10 sono precari).

Anche da questa manovra di ferragosto in discussione alle camere vengono elementi di cambiamento ulteriore del mercato del lavoro che riguarderanno anche la nostra provincia come la possibilità per le  agenzie per il lavoro  di assumere i giovani tramite l’apprendistato, l’occasione di finanziare la formazione dei lavoratori a progetto attraverso Fondimpresa e  i giovani praticanti professionisti potranno essere assunti con contratto di apprendistato.

Questa la fotografia di tutti quei lavoratori invisibili: lavoratori a progetto, somministrati, associati in partecipazione, lavoratori costretti ad aprire partite iva e una parte dei soci lavoratori di cooperative. Hanno nel patrimonio, nel reddito e nelle relazioni di famiglia la rete di protezione effettiva e solida che li garantisce in caso di difficoltà economiche e occupazionali. Però con questa crisi e la mancanza di crescita si evidenzia una diminuzione dei posti di lavoro per questi lavoratori invisibili. Le nuove generazioni non possono pedalare sempre e solo in salita. O cambiamo rotta o perdiamo almeno tre generazioni.

 EMILIANO GALATI
Segretario Generale FeLSA CISL Veneto
Federazione Lavoratori Somministrati Autonomi Atipici


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