Mondadori rispetti gli impegni


Ora che tutte le grandi imprese industriali a Verona hanno chiuso, che la Zai è deserta e sono stati eretti mega centri commerciali e parcheggi a pagamento in ogni angolo, quale futuro ci aspetta?

Negli ultimi tre anni ho denunciato più volte il lento, ma costante, rattrappimento della produzione in Mondadori.

Sembra di assistere di nuovo al caso Biasi-Compometal: Biasi cede le fonderie a Compometal, garantendo l’acquisto della produzione, Compometal per subentrare “chiede” la riduzione, media dei salari, di duecento euro dei mensili e quando, dopo un paio d’anni, s’apre un contenzioso tra Biasi e Compometal e la produzione si ferma, la fabbrica chiude e tutti vengono licenziati.

Stessa cosa per la Mondadori (famiglia Berlusconi) che, nel 2008, cede al gruppo Pozzoni garantendo il lavoro per dieci anni e nel 2012 disdice il contratto e offre una riduzione del 30 % dell’importo a suo tempo pattuito mettendo in grave discussione i livelli occupazionali e i salari acquisiti.

Ma la Mondadori a Verona rappresenta da sempre un’espressione elevata del fare impresa, è un’azienda che nasce da una famiglia (Mondadori) che ha sempre prestato attenzione alla qualità dei prodotti e alla formazione continua e costante dei propri dipendenti.

Essere dipendente di Mondadori era sinonimo di operaio specializzato di una realtà che ha fatto la storia di questo territorio. Sono rimasti in pochi oggi alla Mondadori, meno del 20% dei dipendenti di vent’anni fa, ma quando li si sente parlare di rotative e legatorie è chiaro il senso di appartenenza misto ad orgoglio e professionalità acquisita.

La Mondadori deve rispettare gli impegni con il gruppo Pozzoni perché non si può scherzare con la storia, con chi ha lavorato per una vita e con chi ora con quel lavoro ci mantiene una famiglia.

Devono finire gli inutili giochi al ribasso e bisogna che la produzione riprenda subito.

E se qualcuno fosse tentato di risparmiare qualche euro portando la produzione a qualche decina di chilometri di distanza dove si sfrutta e si disumanizza il lavoro, sappia che questa volta non avrà gioco facile.


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