La politica veronese si interroga sullo scandalo Mose


I direttivi di Fim e Femca, lo scorso martedì 24 giugno, hanno incontrato gli esponenti della politica locale per capire come è possibile che persistano azioni di corruzione e concussione nella gestione delle Grandi Opere Pubbliche. La cronaca più o meno recente è piena di episodi di questo genere. L’ultima in ordine cronologico è la bufera giudiziaria che si è abbattuta sul Mose, il sistema di dighe mobili progettato per difendere Venezia dall’acqua alta. Ad oggi, sono 100 gli indagati e 35 gli arresti. Le accuse sono corruzione, concussione e riciclaggio. Tra gli indagati esponenti della politica di ogni parte politica, il sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni di centro sinistra, l’ex governatore del Veneto e oggi parlamentare di Forza Italia, Giancarlo Galan, l’assessore regionale alle Infrastrutture Renato Chisso (Fi) e il consigliere regionale del Pd Giampiero Marchese. E ci sono anche imprenditori e funzionari e un generale della Guardia di finanza.

Agli ospiti intervenuti al dibattito moderato da Enrico Giardini, tra cui l’ Assessore al Lavoro della Provincia di Verona Fausto Sachetto-FI, il Presidente del Consiglio Comunale Luca Zanotto–Lega Nord, il Consigliere regionale Roberto Fasoli PD, è stato inoltre chiesto come è possibile che gli indagati abbiano agito indisturbati per anni, senza alcun limite o condizionamento etico utilizzando denaro pubblico a fini di arricchimento o di potere personale?

Ad aggravare la situazione è che tutto ciò è avvenuto durante questa difficile fase di crisi che ha tolto occupazione, reddito e anche la vita stessa a molti lavoratori ed imprenditori. Grandi cifre pubbliche sono andate nelle tasche del “sistema Mose”, invece di alimentare lavoro e ridistribuire ricchezza (prelevata con le tasse) a lavoratori e imprese.

Gli esponenti politici, concordi nel condannare i “colleghi” coinvolti negli scandali, hanno però evidenziato che nella bufera sono indagati anche imprenditori, magistrati e funzionari della Guardia di Finanza. Questo dimostra che il problema della corruzione non riguarda solo la politica, ma l’intera società civile.

Come combattere questo fenomeno? Secondo Zanotto bisogna selezionare le candidature, per Sachetto è necessario snellire la pratiche burocratiche e per Fasoli si deve colpire l’evasione fiscale, che porta la gestione di troppa e incotrollata liquidità.

Nel dibattito è emerso anche che, nonostante questo periodo turbolento che continua a colpire la classe politica, vi sono ancora persone oneste che ricoprono incarichi amministrativi e politici. Ma devono essere proprio costoro a prendersi il primato della scena scalzando chi della politica ne fa un esclusivo utilizzo privato.

Per questo è stato dato un “compito per casa”, in alcuni punti, agli ospiti per migliorare il sistema politico.

È stato chiesto di non candidare chi è già stato condannato in tangentopoli.

I casi più eclatanti sono quelli di Stefano Frigerio, area Berlusconi, e Primo Greganti, aerea Pd;

Seguire l’invito di Renzi e denunciare anche chi ruba dentro il proprio partito.

Cambiare il sistema di affidamento, gestione e controllo delle Grandi Opere Pubbliche. Così non va!

Reintrodurre il falso in bilancio. Forse non era opportuno toglierlo!

“Crediamo che queste siano le azioni primarie da attuare per rilanciare agli occhi dei cittadini il valore della politica e delle istituzioni democratiche” commenta Massimiliano Nobis segretario FimCisl. “Positivo, poi il segnale dato, nelle recenti elezioni amministrative, da alcuni delegati della Fim che hanno accettato di candidarsi alle elezione del proprio Comune. Segnale che la parte sana della società ha ancora voglia di mettersi in gioco”.


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